WELFARE E ATTIVITA' SPORTIVE DEI FIGLI: COME GESTIRLE

Facciamo chiarezza sulle principali distinzioni da fare per gestire correttamente le spese per le attività sportive dei figli, in particolare in relazione alle normative fiscali vigenti

È stata oggetto di più interpelli la gestione delle spese sostenute per le attività sportive dei figli nell’ambito di quelle aziende che attuano politiche di welfare.

Ci sembra importate fare chiarezza e distinguere queste spese in due categorie:

1.  le spese sostenute per attività sportive svolte nell’ambito di iniziative incluse nei piani di offerta formativa scolastica;
2. le spese sostenute per attività sportive praticate all’interno di circoli sportivi o palestre (anche all’interno di istituti scolastici) dove il soggetto erogatore dell’attività è l’associazione sportiva che organizza i corsi.

La prima categoria di spesa, rientra nei cosiddetti “servizi integrativi” citati dall’art. 51 c. 2 lettera f-bis per i quali è possibile quindi richiederne il rimborso.

La seconda categoria di spese invece, non possono essere oggetto di rimborso perché considerate attività ricreative come ricorda l’art. 51 del TUIR al comma 1.

In questo caso quindi il dipendente deve essere estraneo al pagamento del servizio fruito nel centro sportivo convenzionato e sarà quindi l’azienda a pagare direttamente le palestre o la piscina.

La prestazione sportiva può essere anche “voucherizzata” nei limiti delle soglie imponibili previste per i fringe benefit. In questo caso, il dipendente avrà la possibilità di spendere il voucher nella struttura sportiva potendo fruire di servizi anche per i propri figli. In sostanza sarà come aver ottenuto un buono spesa fruibile nel centro sportivo scelto o convenzionato dall’azienda!

Ricordiamo che i limiti imponibili per i fringe benefit (€1.000 o € 2.000) non sono strutturali ma legati alla Legge di Bilancio, quindi validi solo fino al 31/12/2024.

Per saperne di più

Sonia Rotatori di Spazio Paghe Srl

071 659659