OUR PEOPLE: CONOSCIAMO MEGLIO MARCO PIERLUCA DI SPAZIO FISCALE

"L’obiettivo è quello di far crescere una leadership condivisa, non più del singolo, ma del gruppo intero. Io credo fortemente nel valore delle relazioni: la pandemia ci ha insegnato che grazie alla digitalizzazione, possiamo continuare a lavorare, anche quando il mondo fuori è fermo. Ma ci ha anche mostrato in tutta la sua umana evidenza, che per stare bene abbiamo bisogno degli altri."

 

 

Sono nato e rinato più volte.

Sono nato 66 anni fa.

Rinasco la prima volta a 14 anni.

I miei genitori - con un coraggio impensabile 50 anni fa – mi hanno messo su un treno e spedito in un campo giovani in Danimarca. Ero l’unico italiano in mezzo a ragazzi di tutto il mondo. Non ero mai uscito di casa, con un inglese stentatissimo, e nel gruppo ero pure il più piccolo. Mi sono detto: torno indietro. Ma poi l’italianità e la simpatia mi hanno aperto all’esperienza più formativa della mia vita: conosco un mondo che era distante anni luce dalla mia realtà e decido di farne parte.

Io nasco figlio di.

Figlio di un padre molto molto autoritario che era titolare di studio. Le sue parole quotidiane erano “capisco più io quando dormo che voi quando siete svegli”.

Figlio di una madre molto premurosa che si dona totalmente a me e mio fratello.

Cresco con l’estrema difficoltà di affermare la mia personalità. Fino a quando per sbaglio mi iscrivo a economia e commercio. In realtà avrei dovuto fare ingegneria, ma non la scelgo perché pensavo di non riuscire: ero passato con il minimo dei voti al liceo

Poi a economia e commercio ho iniziato a prendere tutti trenta e ho capito di essere capace: quando mi sono trovato in un ambiente senza condizionamenti di sorta, mi sono potuto esprimere.

Non ho problemi a raccontare le mie esperienze, anche e soprattutto quelle meno “di successo”, se possono aiutare gli altri. Il mio desiderio è quello di ridonare la mia vita: che senso avrebbe altrimenti?

Finita l’università, volevo fare il consulente aziendale internazionale. Mai pensato che sarei finito a lavorare con mio padre. Mai entrato nello studio. Poi arriva la legge n.17 del 17/5/1985 che portava la contabilità ordinaria nella maggior parte delle aziende italiane: improvvisamente nello studio di mio padre da 5 clienti ne arrivarono 180.

Marco potresti darmi una mano? Va bene, ma la mia intenzione era quella di andarmene di lì a breve.

Però mio padre mi ha spiazzato: mentre a casa non andava bene niente, qui in studio andava bene tutto.

Così sono rimasto, siamo riusciti a convivere.

Nel frattempo, c’è la vita fuori dallo studio. Mi sposo con una ragazza svizzera-tedesca Il nostro rapporto va in crisi e la depressione diventa una compagna indesiderata e onnipresente. Per anni ci siamo trascinati così, fino al 7 maggio 2001. “Vai via di casa, non ti voglio più vedere”, mi dice.

Nella testa mi risuona una voce che mi dice di andare a parlare con una zia, con cui non avevo rapporto. Lei mi fa: “Adesso basta, tu esci e decidi che vita vuoi fare. Fai ciò che vuoi, ma decidi tu”.

Mi ha dato una grande forza.  È stata la prima persona che non mi ha detto cosa dovessi fare.

Arrivo a casa la sera, vado a letto alle 8 e mi sveglio dopo 12 ore. Mai dormito così tanto. Mi sveglio, mi guardo allo specchio e mi riconosco.

Esco e vedo i fiori, il mare e il sole e ho rivisto dopo tanti anni di nuovo i colori.

È successo qualcosa di grande!

Avevo 42 anni. Rinasco di nuovo.

Vivo gli anni di espansione dello studio; mi risposo con una fantastica ragazza molto più giovane di me.

Entro a far parte del collegio sindacale di Banca Marche: sono nel gotha del potere e perdo di nuovo la testa. L’ego, la presunzione e la saccenza riprendono il sopravvento.

Nel 2012 arriva la crisi di Banca Marche: entro nel tritacarne. Come tessere del domino, tutte le certezze crollano una dietro l’altra e sembra non avere mai fine.

Nel frattempo, c’era anche lo studio da gestire.

Questi sono stati gli anni in cui sono cresciuto molto. Perché è nelle difficoltà che si cresce. Le ho affrontate una ad una, e se ne risolvevo una, me ne piovevano addosso altre due. È stato veramente un continuo annaspare. Perché ce l’ho fatta? Mi ha sorretto la fede: anni prima avevo avuto la prova che Dio c’è!

Quindi, non avevo paura, non ho mai avuto paura.

Dal 2012 – l’anno in cui è andata via la precedente direttrice dello Studio, ho dovuto anche rimettere mano all’organizzazione dello studio.

Ho deciso di farmi aiutare da un coach per cambiare tutto: volevo che i miei due soci ed il gruppo potesse operare autonomamente. Con Roberta, responsabile delle risorse umane, siamo ripartiti dall’ascolto di tutti i dipendenti. Roberta mi è stata molto vicina in quel periodo, vivendo con me le mie difficoltà e preoccupazioni. C’erano momenti in alcune giornate in cui mi vedevo crollare tutto addosso e lei è stata forte nel togliermi una serie di problemi prendendoseli lei. Con Luca, commercialista, siamo ripartiti dall’ ascolto dei clienti e dei loro problemi, che Luca poi riusciva a risolvere sempre più in autonomia. 

Nel 2015 teniamo a battesimo Pierluca&Associati: non era più lo studio Pierluca, ma uno studio formato da più persone.

Nel 2020, arriva il covid. Di nuovo si sono scompaginate tutte le carte sul tavolo, ma il gruppo è coeso e superiamo anche questa tempesta.

È arrivato il tempo di pensare ad una mia prossima uscita dallo Studio.

L’obiettivo è quello di far crescere una leadership condivisa, non più del singolo, ma del gruppo intero. Io credo fortemente nel valore delle relazioni: la pandemia ci ha insegnato che grazie alla digitalizzazione, possiamo continuare a lavorare, anche quando il mondo fuori è fermo. Ma ci ha anche mostrato in tutta la sua umana evidenza, che per stare bene abbiamo bisogno degli altri.

È così che vedo il futuro di questo studio: un luogo dove incontri brave persone che ti possano aiutare a risolvere i problemi che hai. E che, nel mentre, ti chiedano pure “come stai?”.

 

 

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